Live report: Mombu – Linea Notturna, Cagliari


14 dicembre 2011

Da un altra parte del pianeta, tremila anni indietro, o forse più, i Mombu si preparano per la notte ancestrale, un attacco di dardi avvelenati contro la nostra carnagione pastello/smorta.
Sono due enormi bestie, facce crostacee, espressioni distanti.
Reduci dagli esperimenti più interessanti del panorama romano (le manacce di Antonio Zitarelli sono sempre state sotto i Neo, mentre Luca Mai, quasi superfluo dirlo, è quello che soffia/va l’inferno degli Zu; si sono incarnati anche negli Udus, assieme a Manlio Maresca e, in un turbinio di collaborazioni e incroci che farebbero sbiancare i piselli di Mendel, ecco anche la protesi pescarese degli Zippo e quella novarese dei Psychofagist).

Che scena! Nell’ultimo decennio non c’è stato nulla di più violento/granito/avanguardistico, ma solido, studiato, come dire, anche cervellotico. Serio, ragionato. Il jazzcore qui declinato in grind afrobeat marcissimo.
E non è un’acrobazia artistica (musicale) da poco, dato il netto contrasto tra razionalismo europeo, dal marchio storico e cronologico (siamo tutti figli di quell’orecchio da musica classica che cerchiamo di disconoscere, diviso tra ritmo e melodia) e la bolgia dei sentimenti incomprensibili, diffusi a bomba atomica, o a macchia d’olio di palma, che scaturisce dall’ascolto (ma anche dalla sola aria mossa, dall’essseri in mezzo, vicino) e dall’idea, dei Mombu.
E’ possibile sedersi a scrivere note che non sono improvvisate ma sembra che lo siano?
E’ possibile poi riproporle alla lettera, facendo si che l’effetto parga un rito preistorico appena imposto a nuovi, ignari, adepti?
E’ possibile stupire i vecchi cultori con una messa in moto, non c’è nessun altro termine, di funereo dal vivo?

Sì.

Sarebbe riduttivo elencare l’assetto di Zitarelli, che tiene le bacchette a pugno chiuso come Russel Hobbs dei Gorillaz. Usa (e non gioca con) un doppio timpano piazzato alla sua sinistra. Ancora peggio mi troverei a dipanare la matassa di pedali e looper di Mai, il suo strumento, la microfonazione.
Addirittura la meccanica all’interno della coppia è insondabile. Il feticcio del loro logo. Se volessimo vederla col clima subtropicale che creano, i Mombu sono la possessione di due spiriti venuti dall’oltretomba su due inermi, giganteschi musicisti tecnici di sax e batteria.
Mentre si montano gli strumenti cerco di segnarmi qualcosa, per aprirmi, per darmi una traccia.
Alla mia sinistra un sussurro: “Primitivi…“. Quando meno te l’aspetti sbuca fuori Hola La Poyana e ti suggerisce tutto, con un solo termine.

Sbattono subito in faccia la loro introduzione. La sintesi di “Analog worms attack” di Mr. Oizo, a metà tra le analogiche “Bad start“, “Monophonic shit“, “The salad” e soprattutto “Inside the kidney machine“.
Perché tanti titoli?
Ai più potrebbe sembrare eresia, ma le due sfere, quella del producer francese e quella dei grinder romani, sono più vicine di quanto possa sembrare. La butto li: sarebbe una collaborazione che mi farebbe tornare da Feltrinelli per comprare un cd originale.

La rissa in galleria ha inizio con “Orichas“, le sue timbriche basse e l’iniziare a perdersi nel rumore sordo, nel linguaggio proprio dei Mombu. Il rumore, la poliritmia, tutto frullato come un ingorgo metropolitano trasportato nella foresta pluviale.
Siamo in un mondo che non esiste, siamo chiusi tra uno scontro di opinioni prepotenti. Di piatti rotti e ride enormi.

E’ nel passaggio tra il vicolo malfamato di “Stutterer ancestor” e i tribalismi morbososclerotici da inseguimento poliziesco di “Ten harpoon’s ritual” che mi imbatto nel miglior esempio di quelchedevesuccedereinquestoconcerto.
Tutto si poteva inframezzare fra me e gli sciamani, meno che uno di quegli indie con la paghetta che gli permette di fare lo sbruffone con la Smart, ai semafori tra un locale e l’altro.
Non per dire, si è messo proprio di fronte a me: urletti, testa dondolante, birra in mano.
Un callone.
Gli ho chiesto di spostarsi.
Ma che siamo a teatro?“, mi fa.
Ho aspettato la fine del pezzo guardando la portamine acuminata e ricordandomi la scena del tizio infilzato nello spiedo dei cannibali in “Dredd – La legge sono io“, con Silvestro Stallion.
Ho toccato il cappotto perfettamente pettinato, nuovo di pacca, e ho sussurrato una di quelle frasi che denotano la mia provenienza a metà tra Pirri, Gadoni e Tertenia. I cartelli sparati, ti brucio la macchina e un pizzico maiali affamati.
Il tizio ha fatto lo spiritoso, ma intanto si è spostato.
Sono stato io o è stata la tensione preda-cacciatore dei Mombu?

All’inizio di “Regla de ocha” non lo sapevo ancora, mentre il tizio indie ruttava la sua birra, lontano da me e vicino alla sua opinione di Rivoluzione Contemporanea. E questo pezzo, al cuore del concerto, è stato come “Hessesopoa” in “Valende” dei Jennifer Gentle: un manifesto fuori dalle righe.
Partita dal silenzio, tocchi da balena bianca sino a introdursi in samba e virare a safari da notte dei tempi, occhi chiusi, cassa sfondata.
Regla de ocha” ha avuto il suo climax al quinto minuto con la pioggia di una kalimba di zucca (da non confondere con la m’bira, dalla maggiore varietà tonale e senza cassa di risonanza, o con la marimbula, più grande e dai timbri bassi) per poi tornare nella sua terza parte, introdotta dai piatti, in un nuovo viaggio sempre più stratificato nel selvaggio esasperato barrito di Mai.

In coda il gran premio di “Mombu storm“, simulacro di una società allo sbando, in preda ai suoi limiti. Stacchi di batteria da orchestra, riffoni, decine di sax, pressione iperbarica, “Strade perdute” e “Cobra verde“, un sofferto lungo urlo da grasso animale che non accetta di essere sacrificato.
Paura della musica o musica della paura?

Troppe domande e una sola certezza: i Mombu sono la lotta primordiale tra un ippopotamo e un tir. Un calcio in culo a tutte le più degne scoperte di Chris Blackwell.
E la serata non poteva non finire con “Manuto” di MC Fierli.
Sono senza parole.

Scaletta:

Intro 253
Orichas
Stutterer ancestor
Ten harpoon’s ritual
Regla de ocha
Mombu storm

Testo di Alessandro Pilia

Foto di Paola Corrias

Info Mombu:

http://www.myspace.com/mombumombu
http://soundcloud.com/mombu
http://www.facebook.com/mombu

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