Live report: Nam Trio – Cuevarock, Cagliari

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5 aprile 2012

Discordante con qualsiasi orario. Reo involontario.
“La Cueva è nella via per l’Auchan di Santa Gilla,
la traversa subito dopo uno dei negozi dei cinesi.
Non so da quanto ci sia, non ci sono mai stato.”
Un sms.

Le tessere sono obbligatorie, le pagano anche i gestori.
Siamo al secondo brano, il doppio puttantour non era voluto.
Non lo trovavamo, ma fai un corridoio di cemento e sei dentro.

Tra divani a righe, un limbo di trombe. Spettrale poi bonario.
Tra divani e birre, tempi/attese/folgorazioni, di un secondo.
Duemilauno odissee nello spazio. Dentro gli alambicchi.

Jodorowski, un’onda lunga, un’estemporanea macchia d’olio,
E mentre dischi volanti atterrano su giardini in festa ectoplasmica,
Ti senti colpevole, in sordina, lo ammetti. D’arabeggiante nomea.

Mario Massa è la tenue oscurità del Trio Nam. Stasera presenti.
Occhi chiusi, trasmigra in un sottopassaggio sentimentale.
Dramma del sentimento non corrisposto. Infanzie.
Vite rovinate. Attese e solitudini. Vicoli, palazzi.
“Tetro” di Coppola. Canzoni d’amore.

Ostacoli.
Stasi/to.
Matassa.
Oppure.
Svicola.
Illumina.

Legame tra piramidi ed esseri che arrivano lontani.
Maurizio Marzo in e-bow. Richiami in coma.
Penso: “Pavoni di grandezza inusitata…”
Il suono di quello che sta per morire.
Sotterrato sino alla testa. A patire.

Radio Berlino, la accende Matteo Carrus. Ideogrammi.
Avanti e indietro per le stanze, le decisioni importanti.
Uomini ridotti allo squallore, anni luce da stamane.
Gli sguardi d’intesa, passeggiando su Astrarre.

Ai limiti del mondo.
Imbrogliando i delfini.
Levando le tende al cielo.
Tagliando a fette il pianeta.
Strappando due veli di Maya.
Intorbidendo l’oro con le lacrime.
Sprofondando nel polmone della Terra.
Scoprendo il mistero di cosa sognino gli animali.

Scaletta:

“Pearl cherry”
“Per amore”
“La stanza del deserto”
“Improvvisazione”
“Donna bella”
“Rosanna”
“L’Arabia è in Germania”
“Grecia”