REQUIEM di Marcello Nocera

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Mostra fotografica di Marcello Nocera a cura di Paola Corrias presso Spazio Raw di Milano.

Dal 15 al 30 novembre.

Il 31 ottobre 2017 ricorreva il diciassettesimo compleanno della Santa Muerte.
La Niña Blanca, figura sacra non riconosciuta dalla Chiesa cattolica, è fortemente venerata in Messico, specialmente a Tepito, el barrio bravo della capitale.

Marcello Nocera ha intrapreso un lungo viaggio mosso dalla volontà di imprimere su carta le parole e le immagini che aveva assorbito sulla Santa e i riti del dìa de los muertos. Ma, inaspettatamente, il primo impatto segna il corso dei giorni seguenti. Detta i segni di un linguaggio che sarà poi inciso.
L’impatto con l’altra realtà, altra da quella mediatica, è duro.

Tutto ha inizio da un incontro avvenuto in un tempio. L’incenso profumato, il rito antico e la vecchia donna catalizzano nuove associazioni di pensiero.

Cambia la prospettiva.

Il reportage si carica di ansie e impressioni personali profonde che trasudano da un intimo dialogo. Vibra il terreno, carico del poderoso e risoluto movimento delle masse.
Parte una ricerca di sguardi: quello personale di Marcello si proietta sullo sguardo delle altre centinaia di persone, e così, nel riflesso, vede se stesso.

Centinaia di volti dipinti a festa. Volti viventi come morti e morti che ritornano vivi, attraverso la messa in scena del ciclo della vita. Su ogni faccia la proiezione di un futuro certo, accolto con estrema consapevolezza e festeggiato dalle prime ore della sera fino al mattino seguente.

Un inesorabile intreccio di cui Marcello è l’artefice.

Durante el dìa de los muertos l’eterotopia si dilata, si espande. La città dei morti non è più circoscritta alle aree cimiteriali, ma investe tutto il tessuto urbano, capillarmente, sino ad entrare nelle abitazioni e nei luoghi più intimi.

La vita e la morte si incontrano.

E i volti, monocromatici, si confondono, si mescolano, si oscurano, si colorano, si moltiplicano in altari dedicati alla Niña.

Mentre prosegue il gioco di sguardi, che  tessono trame di legami familiari indissolubili, Marcello rende indelebili le emozioni e quei visi che presto scompariranno.

Per esorcizzare la paura della morte.
Per festeggiare la vita.


A cura di Paola Corrias

 

Marcello Nocera

 

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REQUIEM

FIGHT di Gabriele Lopez

1 Fight Gabriele Lopez

Fight | progetto fotografico di Gabriele Lopez

Un occhio su tre ordini.

love & blah blah blah.

I volti trascinati verso il basso si confondono mescolati nell’emulsione e l’immagine è frantumata tra gli alogenuri d’argento.

Dozzine, centinaia di chilometri quadrati di metropoli compressi in una pellicola alta 35 mm.

La gente accalcata. Le scale, il treno, le stampe sui muri scollate con un severo gesto di rabbia. La frustrazione. I miss yo(u).

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Ma il vinile è il rifugio prima di arrivare al capolinea. Le spazzole frullano sui piatti e la frequenza cardiaca si allinea. Il respiro rallenta. Il sigaro, Chet Baker e il 1983.

Poi.

La proiezione al giorno dopo. Ricomincia tutto da capo. Il periodo di rotazione detta legge.

S.O.S.

Sui palazzi i cartelloni distraggono. Il cervello va alla velocità di una turbina idraulica, i pensieri corrono e si confondono.

Occhi occhi occhi. L’amore reiterato in una scritta ossessiva. Love love love. Convince noi povere bestiole a comprare anche l’amore. Di nuovo occhi.

2 Fight Gabriele Lopez

Le luci al neon, l’incubo, l’ossessione.

Accumulare di giorno per spurgare la notte nelle celle anonime che la sera si illuminano secondo combinazioni casuali. Le camere di depressione. Le sagome sono statiche: la notte nelle caselle e il giorno nelle vetrine. Il cervello è sotto pressione.

Poi torna la sera.

Una boccata d’aria, l’albero dilaniato e solitario in fase di assestamento, il mare scuro contiene il disadattamento sociale (breve ritorno all’ordine).

4 Fight Gabriele Lopez 

La scarpa in pelle della donna bionda senza volto riposa sull’asfalto.

Si ricomincia.

I clacson, il vociare, lo smog pesante, alza il culo! Gli abiti irrigiditi sono divise vuote, uomini senza volto. Fiumane di robot come formiche si muovono frenetiche in uno spazio in cui il tempo è compresso. O compromesso.

Fight.

Fight it! The city, the citizens, the time. 

Where is the time line? 

Sopravvivenza. Resistenza. Evitare il cortocircuito.

Continua a lottare.

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Contatti: sito web Gabriele Lopez

Facebook Gabriele Lopez Photography

 

Testo a cura di Paola Corrias per brolegs.com

Grazie a Gabriele Lopez per questa esperienza.

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