PRIMA DELLA RIVOLUZIONE

PRIMA DELLA RIVOLUZIONE è il titolo del poster-collage installato il 22 ottobre 2018 alla Galleria del Sale di Cagliari, curata da Daniele Gregorini.

Il titolo del poster è un esplicito riferimento al film di Bernardo Bertolucci.

In attesa di una prossima rivoluzione, e due mani che si tendono.

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Fotografia di Flirst

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PRIMA DELLA RIVOLUZIONE di Paola Corrias. Fotografia di Flirst.

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PRIMA DELLA RIVOLUZIONE di Paola Corrias.

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PRIMA DELLA RIVOLUZIONE di Paola Corrias. Dettaglio.

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PRIMA DELLA RIVOLUZIONE di Paola Corrias. Dettaglio.

BESTIARIO

Il 22 e il 23 settembre 2018 si è svolta la V edizione di Smart Cityness, presso gli spazi dell’EXMA di Cagliari.

Trasformazione” è il titolo della mostra collettiva curata da Daniele Gregorini.

Ho pensato di interpretare il tema assegnato, la trasformazione appunto, attraverso la realizzazione di un’opera site-specific che ha subito in loco l’ultimo intervento attraverso un’azione performativa.

L’opera è costituita da diversi layers. E’ la riproduzione tridimensionale, tramite modello architettonico, dello spazio espositivo che ospita l’opera stessa. Per brevità si vedranno solo due aspetti: il titolo e l’interpretazione del tema “trasformazione”.

BESTIARIO è il titolo e, in questo caso più che mai, è una componente fondamentale dell’opera.

Il termine BESTIARIO rimanda direttamente all’uso originario del luogo (mattatoio). Ma bestiario, o bestiarium, è altresì un testo focalizzato sulla descrizione degli animali (nel Medioevo anche quelli immaginarii).

BESTIARIO è inoltre il risultato del lavoro svolto da Georges Perec nel suo libro Espèces d’espaces, in cui sono descritti tutti i tipi di spazio, da quello critico a quello pubblico. Insomma, un bestiario di spazi.

Perché l’oggetto dell’opera è lo spazio pubblico. Ora.

La trasformazione è avvenuta attraverso una performance.

 

BESTIARIO di Paola Corrias

Si ringrazia Urban Center.

 

DONA CURA

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La rassegna itinerante Cinebarrio porta il cinema nel quartiere Sant’Elia, a Cagliari. Cinebarrio affronta il tema del paesaggio periferico e, quindi, l’abitare la periferia “sia essa umana o geografica”.

Ho suddiviso l’intervento artistico del 12 ottobre in due step.

Il primo ha visto la realizzazione dell’installazione site-specific DONA CURA, pensata a partire dal tema della proiezione del giorno, la lotta per la casa, e dallo spot a me assegnato.

Mi è stato proposto di intervenire su un piccolo edificio abbandonato.

Per me quelle due stanze, scoperchiate e sventrate, possono essere una casa. Basta aggiungere una sedia, un tavolo, un frigorifero. Basta far si che quello spazio diventi un luogo familiare. Ed è subito casa.

Il secondo step è un’attività laboratoriale collettiva. Con le persone presenti abbiamo realizzato in scala il modello architettonico delle due stanze. Questo è stato posizionato all’interno del rudere, tutt’ora a disposizione per ulteriori interventi.

 

Rassegna a cura di L’Ambulante e Urban Center.

Intervento artistico a cura di Daniele Gregorini.

Documentazione fotografica: Alessandro Pilia, Sara Fadda, che ringrazio particolarmente per l’aiuto nella realizzazione dell’installazione.

Paola Corrias site-specific installation at Sant'Elia

Paola Corrias site-specific installation at Sant'Elia

Il televisore proietta l’immagine di un parcheggio allagato di Sant’Elia in seguito alle piogge del 10 ottobre 2018.

 

Paola Corrias site-specific installation at Sant'Elia

 

Paola Corrias site-specific installation at Sant'Elia

 

 

Paola Corrias site-specific installation at Sant'Elia

 

Fantasia ne me quitte pas composizioni e collages di Paola Corrias

La luce fioca, l’uscio possibile, il seguito in attesa
Si mostrano le forme di una vicenda originale che, nei punti sensibili, distribuisce somiglianza

Il movimento è quello che a volte si genera ad osservare una deflagrazione

Istante per istante

i canoni si fanno anonimi fino
a rivelare le strutture portanti di un’identità in fuga nel bosco.
La fiaba irrompe e sospende il tempo, per continuare a giocare.
Anche le piccole forme dell’insieme precedente inventagliano storie
l’incubo e la visione ballano l’estasi di esistere
il normogiudizio fa l’uncinetto in cantina.

Il seguito ci sta sempre alle costole. Un altro rotolo di spago in cantina, ora!

Fantasia ne me quitte pas
Composizioni e collages di Paola Corrias

Prima personale a cura di
S’umbra Percorsi Visivi

Cagliari–Castello
Via S. Giuseppe 17

28 febbraio/10 marzo
dal martedì al sabato 18/21

inauguratziò 28 febbraio alle ottodisera

 

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AETERNUS | Progetto fotografico di Meryam El Bouhati

Glocal. Resistenza. Tenacĭtas.

Orde di informazioni che circolano in pieno stato confusionale, una risoluta globalizzazione e la battaglia navale degli input oltreoceano.

Non è una fortezza.

Malleabile, la realtà spesso è alterata e stagna.

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Cercare altri mondi, ma stavolta esistenti, nascosti all’ombra delle pietre. Un altro Marocco, ad esempio.

Il Marocco di un piccolo villaggio sconosciuto di una provincia poco nota, che si perde come una molecola di soluto nel solvente. La sua presenza, benché minimale, caratterizza la soluzione.

Un piccolo villaggio.

Meryam El Bouhati l’ha esplorato con perseveranza. Si è recata per tre anni nella moschea marabout che conserva le spoglie di Moulay Driss Primo.

All’interno della moschea, dice Meryam, “le persone hanno sempre l’aria di farsi carico di tutti i peccati del mondo”.

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Ma è arduo vederne i visi. Gli sguardi sono bassi e le mani sembrano voler raccogliere un’acqua inesistente. Ogni giorno la stessa scena. Poche varianti spalmate su infiniti giorni.

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Dov’è Dio se non qui? Se non tra i cappotti consunti, a righe, che da secoli vestono marocchini di origini amazigh. Se non tra le mattonelle artigianali che si uniscono l’una all’altra, in qualsiasi direzione, senza soluzione di continuità. Se non in quegli intonaci bianchi che contrastano pesantemente con i luoghi bui in cui l’eco si espande senza risparmiarsi.

Tra le pieghe dei visi? E’ qui l’acqua che cercavi, è qui Dio.

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Davvero, non resta che srotolare e stendersi sul tappeto di fitta ignoranza che ci si porta dietro dalla nascita. Poggiare la fronte sudata su di esso, immaginare gli odori degli endroits più umidi e inventare fantasiosamente una gratuita protezione divina. Un’altra velocità del succedersi delle cose.

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I riti che si ripetono. Evapora il bisbiglio delle persone. L’aria è densa. Dentro.

Fuori. La donna anziana insegna qualcosa di prezioso alla bambina e le due figure fanno parte di tutto il resto. Figure + contesto. Figure = contesto.

Come il ciclo dell’acqua. Uomo / territorio / Dio / territorio / Uomo.

Tutto il resto non ha valore. Neanche la distinzione tra vita e morte.

I colori non hanno valore. I vestiti e le scarpe nemmeno.

Le superfetazioni ritornano, inutili, come sempre.

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Lo sguardo monocromatico di Meryam è consapevole, per questo ha deciso di testimoniare l’arcaico ed aeternus che si cela tra le spesse mura di una moschea fuori dalle orbite turistiche.

Testo a cura di Paola Corrias

©Fotografie di Meryam El Bouhati

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Urban: Giorgio Grassi all’Università di Cagliari

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30 maggio 2012

Giorgio Grassi.
Nato a Milano il 27/10/1935. All’età di venticinque anni si laurea in architettura al Politecnico di Milano. Per tre anni lavora nella redazione di ″Casabella-continuità″,la rivista diretta da E. N. Rogers.

Già nel 1965 insegna nelle Facoltà di Architettura di Milano e Pescara.
Il suo curriculum, lungo e sostanzioso, si arricchisce di Continua a leggere